La Navata e il Presbiterio
La navata a tre campate è divisa da lesene in stucchi lucidi marmorizzati, provviste di capitelli a forma di morbidi panni pendenti.
Nel pavimento in mattoni, vistosamente ascendente, si trovano 9 tombe gentilizie:
quelle dei Torriani, dei Bosia e dei Torriani-Albrici, con lastre stemmate del '500, e quella Confalonieri datata 1791.
La navata fu affrescata nel 1816; autore è Giovanni Battista Bagutti (1742 - 1823).
Analoghi temi sono proposti anche nella Chiesa di San Giovanni. Da notare in particolare l'animazione scenica e la vivacità dei colori.
Gli Affreschi
Lungo le pareti della navata si trovano quattro vasti affreschi, di cui due di Francesco Catenazzi (1774 - 1830), che sembra essere stato coadiuvato da suoi allievi: Le due opere sono animate al centro da un gusto popolaresco per la teatralità, che caratterizza le passioni con foga espressiva, ai lati invece prevale la calma compostezza dei personaggi. I colori chiari introducono nel naturalismo settecentesco, il raffinato equilibrio del nuovo stile neoclassico.
Sant' Ambrogio e l'Imperatore Teodosio
Descrive un episodio accaduto nel 390 d.C. L'Imperatore Teodosio che a Tessalonica ha trucidato la popolazione locale per reprimere una congiura trova la porta della Chiesa sbarrata da Sant'Ambrogio che gli impone di pentirsi se vuole essere ammesso ai sacramenti.
Sant' Agostino e l'eretico Fausto
Un grande filosofo cristiano, Sant 'Agostino è impegnato a contraddire, in una disputa molto animata, Fausto, sostenitore del manicheismo, una dottrina eretica molto diffusa nei primi secoli d.C.
E due di Abbondio Bagutti (1788 - 1850) figlio di Giovanni Battista.
Il Bagutti, forte di una preparazione accademica, si esprime secondo i canoni dello stile neoclassico: figure idealizzate molto eloquenti nei gesti, ma nel contempo composte. Nitidezza dell'impianto compostivi e dei dettagli, colori di una luminosità.
San Vigilio Vescovo di Trento e i Martiri
Il Vescovo ritrova i corpi dei Santi martiri Sisinio, Martirio ed Alessandro, trucidati in Val di Non, e incomincia a convertire al cristianesimo le locali popolazioni pagane
San Carlo e le reliquie di San Sisinio
Giuseppe Martinola vi vede raffigurato un episodio del I 582: San Carlo Borromeo ritrova a Milano i resti di San Sisinio, che già operano miracoli, ridando la vista ad un vecchio cieco. Mario Medici ritiene la scena ambientata nel IV. sec. d.C. e la guarigione del cieco avviene durante il trasporto a Milano delle reliquie, in presenza del Vescovo San Simpliciano.
Affrescata è pure la volta, con tipiche decorazioni neoclassiche, raffiguranti la gloria di San Sisinio e dei suoi Compagni Martirio ed Alessandro.
Anche tali decori sono dovuti all'arte di Giovan Battista Bagutti e del suo allievo Pocconi, e furono eseguiti unitamente agli affreschi delle pareti, sopra illustrati.
IL PRESBITERIO
Sopraelevato di tre scalini con balaustra in marmo di Arzo, analoga a quella scomparsa dalla Prepositurale, presenta una volta a botte, dipinta da Abbondio Bagutti.
Di notevole fattura il Tabernacolo con portina
L'altare maggiore
L'altare maggiore policromo è di una bellezza contenuta e dimessa con i suoi marmi intarsiati e la sua mensa ondulata con eleganza.
Il Martirio di San Sisinio
La pala dell'altare rappresentante il martirio di San Sisinio (220 x 315) è di Giovan Battista Bagutti che la dipinse nel 1786.
Essa sostituì il pregiato Polittico di Bernardino Luini, che sino al 1796 adornava l'Altare Maggiore di San Sisinio.
A quell'opera, oggi detta Pala Torriani, dedichiamo una pagina monografica particolare, "Il Polittico del Luini del 1524"
Pure del Bagutti i due medaglioni affrescati di San Pietro e di San Paolo, come gli altri evangelisti Giovanni e Matteo con il Salvatore al centro
Allo stesso autore si devono anche i due affreschi a lato dell'Altare, anch'essi del 1816:
a sinistra il dramma dei martiri trascinati al supplizio è reso in modo pacato, viene addolcito dagli alberi maestosi, dalla edicola pagana e dalla statua della divinità che campeggiano sul fondo,
a destra il supplizio è in atto, l'atmosfera è concitata e truculenta, alcuni martiri sono già stati uccisi barbaramente, mentre altri attendono il supplizio, il carnefice mostra la testa di San Sisinio a mo' di trofeo.